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Perfezione e distrazione. Il tuffo d'oro delle cinesi e quello sbagliato di Tania

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(estratto dall'articolo di Andrea Malaguti, "Il cuore delle cinesi e quello della Cagnotto" uscito su La Stampa di lunedì 30 luglio 2012)

Macchine umane. Scorre allo stesso modo il sangue della coppia cinese He Zi- Wu Minxia e quello delle italiane Tania Cangotto-Francesca Dallapé? La gara si chiama orrendamente «trampolino 3 metri sincro». Due atlete che diventano una. E ogni volta che i loro movimenti si discostano di un centimetro la giuria toglie punti. Ma non è il corpo che deve dare le risposte giuste. E’il cervello. Che deve sintonizzarsi col battito del cuore. Non il proprio. Quello della compagna.

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Tania Cagnotto è sempre stata per Francesca Dallapè una presenza complice, leale, necessaria, persino gratificante. Sono cresciute insieme. Ma mentre Tania, regina d’Europa e stella mondiale, combatte per uccidere edipicamente il padre (due argenti olimpici contro il suo nulla a cinque cerchi), Frà combatte per lei. Come se sentisse di dover colmare una distanza. Tania è la primadonna. Lo ha sempre accettato. Ma oggi si sente in gran forma. Pronta. Dei cinque salti che presentano  è il terzo a farle più paura. Lo affronta. Lo supera. Impeccabile. Terzo posto momentaneo e canadesi alle spalle quando alla fine mancano due prove. Adesso la strada è in discesa. Invece è Tania, l’architrave, a spezzarsi a metà. Al quarto tuffo si distrae. Guarda sotto, come se cercasse qualcosa. Ed è fatale. E’ un vecchio vizio della paura quello di non contare solo sui propri sensi. In quell’istante accartoccia quattro anni di lavoro. Parte per il presalto con un attimo di ritardo ed è come togliere un piano ad un castello di carte. In aria i loro cuori sono stonati, i corpi girano diversamente,  cadono in acqua distanti. La giuria infierisce. Con le canadesi sarà più clemente. Ma quando sei tu a deragliare, come fai a puntare il dito? Cina prima. Poi gli USA e Canada. Dopo l’Italia. Giorgio Cagnotto dice : “ Ha sbagliato Tania.” Sua figlia. Padre, allenatore, punto di riferimento. E’ troppo da sopportare. Ma è sempre stato così. Francesca piange. Era sua questa occasione. Per lei non c'è rivincita. Si vergogna. Si morde le labbra. “Auguro a Tania di vincere qualcosa anche per me nella gara individuale”. Viene voglia di abbracciarla. La Cagnotto non ce l’ha questa generosità. “Peccato. Stavo, cioè stavamo bene. In fondo il mio errore ha prodotto un salto da 6. Non così grave”. Come se fosse a scuola. Peccato che alle Olimpiadi conti il meglio, non il minimo. “Vincere per Frà? Vediamo. I Giochi sono difficili”. E’ dura. Distante. Chiusa. Il suo cuore non batte come quello delle cinesi. E neanche come quello della Dallapè. Francesca torna al Villaggio. Si va a sedere sul balcone. Il tempo si è fermato. La sera, i profumi, tutto sembra immobile. Questa sconfitta le si sistema sulla coscienza assieme ai nomi di chi l’ha battuta. E in cima alla lista c’è scritto: Tania.

A.S.D. Buonconsiglio Nuoto


 

Francesca Dallapè

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